Check nearby libraries
Buy this book
Scaturito dall’immaginario medievale, ricco in figure demoniache cui spesso erano attribuite doti nella scrittura, il demone Titivillus si è visto assegnare nomi e ruoli differenti. Descritto come intento ad annotare su una pergamena peccati, pettegolezzi o omissioni liturgiche, oppure a distrarre la concentrazione di monaci e fedeli, in tempi più recenti – grazie a un fraintendimento o a un giocoso travisamento – questo personaggio si è trovato a incarnare il diavolo dell’errore tipografico. Nel prezioso saggio che avete fra le mani, l’autore illustra la storia poco nota di questo curioso «demone dei refusi».
Check nearby libraries
Buy this book
Edition | Availability |
---|---|
1 |
aaaa
Libraries near you:
WorldCat
|
Book Details
Edition Notes
The Physical Object
ID Numbers
Work Description
Confesso che il titolo Titivillus. Il demone dei refusi, mi aveva depistato. Ero convinto si trattasse della personificazione laica, tutta moderna, di quel dispettoso e malefico diavoletto che, inviso e temuto come la peste da tutti coloro i quali hanno a che fare con la scrittura e la stampa di ogni genere (libri e giornali soprattutto), si diverte a fare lo sgambetto, a seminare zizzania, creando imbarazzanti equivoci di ogni sorta nei testi, stravolgendo spesso il significato della frase e del discorso.
Mi sono trovato invece fra le mani, un delizioso libretto per eruditi vergato da Julio Ignacio González Montañés (Pagg. 68 € 6,00) e pubblicato da una piccola raffinata editrice di Perugia, la Graphe.it che basa la sua politica editoriale sul concetto pubblicare meno per pubblicare meglio. Come dire: pochi libri e per pochi. Idee che non potevano non mandare in sollucchero un libridinoso come me. Rifiutarsi di trattare un libro come una merce qualunque, dedicargli la giusta attenzione, seguirlo nel tempo e non bruciarlo nello spazio sempre più contratto di un mercato divenuto nevrotico e drogato dalla quantità, è un’ottima pratica di resistenza, oltre che un salutare viatico per l’intelligenza.
Il demone di cui si tratta nel libro di Montañés, e di cui egli segue le tracce storiche, è noto nelle cronache degli amanuensi e degli scrivani medievali, con il nome di Titivillus. Ma appena si va a controllare la letteratura e la sua geografia, ci si rende subito conto di quante varianti ha subìto questo nome. Varianti che non hanno, tuttavia, alterato nel tempo e nei luoghi la natura della sua origine e lo scopo. L’origine si situa all’interno dell’orizzonte ecclesiastico cristiano, lo scopo è di tipo ammonitorio; uno spauracchio per porre un freno a quella che probabilmente era diventata una vera e propria degenerazione della celebrazione ritualistica. Pettegolezzi, ciarle, distrazioni, comportamenti poco consoni al luogo sacro da parte dei fedeli; omissioni di sillabe, di parole, a volte di brani interi, oltre che di storpiature fonetiche e di suoni incomprensibili da parte dei chierici, durante le messe, la recita delle Ore, la liturgia, e in modo particolare di tutta la funzione omiletica. Possiamo immaginare come alla svogliatezza si unisse anche la stanchezza dovuta alle ripetizioni e alle ore antelucane delle funzioni. Inventarsi un diavolo in grado di prendere nota su pergamene di tutte queste manchevolezze, di questi pessimi comportamenti e abitudini, per esibirli nel giorno del giudizio a cui si è chiamati, poteva essere un efficace deterrente. Come dire:
attenti che Titivillus vi osserva, controlla e prende nota, e riferirà a chi di dovere.
Un diavolo, Titivillus, che può vantare la conoscenza della scrittura e delle sue regole, e che armato di penna o di stilo, non si lascia sfuggire neppure i refusi e le distrazioni dei copisti al lavoro negli scriptoria. Ammonimento, questo, ancora più severo, perché si tratta di testi sacri e dunque non ci si può permettere errori. Occorre restare vigili, non farsi tentare dal maligno, perché nell’eterna lotta fra il bene e il male, le distrazioni e gli errori sono indotti dal demonio. In questo senso Titivillus svolge una doppia funzione: di controllore, perché sia garantita la corretta trascrizione; di distrattore, perché sia compromessa. In entrambi i casi l’errore come origine diabolica e non umana: In fondo una visione giustificatoria.
Nella veste di annotatore dei peccati di omissione lo troviamo raffigurato in alcune pitture murali, capitelli, stampe e incisioni, e se diversi trattati, exemplum e detti edificanti sentono il bisogno di sottolineare questa funzione, possiamo immaginare come certe omissioni e distrazioni fossero diffuse ed andassero stigmatizzate. Nessuna conferma documentaria, invece, della forzatura tutta otto-novecentesca di fare di Titivillus, il patrono della stampa. (Angelo Gaccione, Blog Odissea [1])
Community Reviews (0)
Feedback?July 13, 2018 | Edited by Carlos Oia | Edited without comment. |
June 29, 2018 | Edited by Carlos Oia | Edited without comment. |
June 29, 2018 | Edited by Carlos Oia | Edited without comment. |
June 29, 2018 | Edited by Carlos Oia | Edited without comment. |
June 29, 2018 | Created by Carlos Oia | Added new book. |