Aspetti della vita quotidiana Pompei

La suggestione del restauratore

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April 28, 2010 | History

Aspetti della vita quotidiana Pompei

La suggestione del restauratore

Il Museo Archeologico del Canavese lavora da anni alla mostra “Aspetti della Vita Quotidiana a Pompei – la suggestione del restauratore”, perché essa, oltre a rappresentare un capitolo fondamentale dell’archeologia europea e mediterranea, offre anche lo spunto per una qualificata riflessione sulle tecniche e sui metodi di restauro e conservazione dei reperti archeologici. La città vesuviana infatti non rappresenta semplicemente un “caso” archeologico, ma per la complessità di problematiche che presenta e per la storia delle ricerche è essa stessa un capitolo fondamentale dell’archeologia. Pompei, insieme con le città vesuviane, è una sorta di fucina nella quale si sono forgiate generazioni di studiosi e si sono sperimentate metodologie d’indagine e di conservazione con largo anticipo rispetto all’ingresso delle discipline scientifiche nella pratica quotidiana di chi trae storie dalla terra.
La drammatica fine di quelle fiorenti città e l’attualità della loro storia sono fortemente radicate nell’immaginario collettivo. La suggestione aumenta quando ci si sofferma sulla drammatica espressione dei cadaveri delle vittime immortalate dalla ricaduta dei lapilli e fissati per sempre nei loro gesti disperati dalle colate di gesso degli archeologi.
Al Museo Archeologico del Canavese non soltanto una mostra di reperti, pure bellissimi e suggestivi, o di pitture parietali che da sole dimostrano la grande superiorità degli artisti del I secolo d.C., rispetto alle numerosissime generazioni successive, ma anche le problematiche odierne di restauro e conservazione di quell’immenso patrimonio di beni culturali che emerge dalle ceneri consolidate del Vesuvio. Così il visitatore ha la possibilità di avvicinare gli oggetti della vita quotidiana in uso nelle città vesuviane prima della drammatica eruzione, e anche i protagonisti della loro conservazione e valorizzazione.
I fatti drammatici del 24 e 25 agosto del 79 d.C. hanno sigillato in una morsa mortale un’intera comunità, con le sue città, le sue vie di comunicazione e tutto il corredo materiale che accompagna la vita, dalle sontuose dimore, fino alle più minuscole evidenze, talora rappresentate da pochi chicchi di grano carbonizzati, dimenticati accanto al focolare di una modesta cucina plebea. Tutto concorre a costruire un quadro estremamente preciso della società, reso ancor più suggestivo da reperti circostanziati come gli oggetti del culto o le tavolette cerate ritrovate nella casa del Bicentenario di Ercolano, contenenti i verbali del processo a Giusta. Tutto concorre a delineare una cultura e una qualità della vita estremamente moderne ed evolute, capaci di produrre tecnologie talmente avanzate e sofisticate, da restare ineguagliate per oltre un millennio.
È dall’ambiente culturale del cantiere che deriva la mostra ed è con la passione di coloro che vivono quotidianamente le scoperte che viene presentata al pubblico.

Publish Date
Pages
128

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First Sentence

"La mattina del 24 agosto del 79 d.C. un tremendo boato squassò la regione vesuviana. Dalla bocca del vulcano, rimasta silenziosa per moltissimi anni, una colonna di gas e materiali eruttivi si proiettò in alto con incredibile violenza per migliaia di metri oscurando in breve tempo tutto il cielo circostante. Un rovescio terribile di lapilli si abbatté dopo poco su Pompei e sull’area limitrofa sommergendola, a seguito delle ripetute esplosioni del Vesuvio, sotto una coltre mediamente spessa due metri e mezzo, ma che in alcuni punti, a seconda della conformazione del suolo, ebbe anche dimensioni notevolmente superiori. Violenti scosse di terremoto agitavano al contempo il suolo, mentre una gigantesca nube, più leggera e inconsistente, ma esiziale, si riversò nel volgere di poco sulla città, sospinta dal vento, con il suo carico di cenere e di gas venefici, cingendola in un abbraccio mortale. Esaurita la sua dirompente forza esplosiva, il cono del Vesuvio collassò su se stesso, e dagli squarci prodottisi colate di magma e lava incandescente si rivolsero in precipite discesa in direzione di Ercolano, che fu sommersa da una massa di fango e di detriti eruttivi di enorme spessore, che raggiunse, in prossimità del litorale, persino i ventidue metri. Sgomenti di fronte allo spettacolo sconvolgente che drammaticamente e inaspettatamente si presentava ai loro occhi, i Pompeiani si risolsero in due diversi atteggiamenti: chi preferì rifugiarsi nel chiuso delle case, nelle cantine, nei criptoportici, attendendo che terminasse la pioggia di lapilli, chi cercò invece scampo nella fuga. I più cercarono pure di salvare i propri beni, ammassando e nascondendo gli oggetti di valore e prendendo addosso denari e preziosi. La maggior parte non riuscì però ad eludere il proprio destino. Molti morirono nel crollo dei tetti delle proprie case, schiacciati dalle macerie. Tantissimi rimasero asfissiati in una crudele agonia dai gas tossici sprigionatisi dal vulcano, che si infiltrarono ovunque, rendendo vana ogni difesa. Quanti si erano volti tardivamente alla fuga e furono sorpresi ugualmente dalla nube tossica mentre procedevano sul letto di lapilli nel frattempo formatosi, stramazzarono al suolo e vennero ricoperti dalla pioggia di cenere finissima e impalpabile, ma ugualmente fittissima, e perciò stesso depositatasi in consistente spessore, che aderì intimamente alle forme del corpo e alle pieghe delle vesti."

Edition Notes

Published in
Torino
Series
Cataloghi

The Physical Object

Format
quarto
Number of pages
128
Dimensions
21x30cm

ID Numbers

Open Library
OL22897376M

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